Spostarsi in bicicletta o in monopattino (e, se possibile, a piedi), preferire l’auto ibrida o elettrica a quella a benzina, utilizzare il trasporto pubblico, ricorrere alla condivisione di veicoli (bici, scooter, autovetture) ma anche poter usare in modo integrato vari mezzi per il percorso quotidiano in un percorso fluido, conveniente e senza ostacoli di sorta: sono alcuni dei comportamenti che caratterizzano la mobilità sostenibile nelle città, un concetto di cui si è cominciato a parlare negli anni Novanta e che è sempre più d’attualità. Anche perché i centri urbani sono sempre più congestionati e inquinati. E in Italia il settore dei trasporti è responsabile di circa un quarto delle emissioni in grado di alterare il clima.

Cos’è la mobilità sostenibile: il significato

Mobilità sostenibile sta a indicare un modo di muoversi legato indissolubilmente al concetto di sostenibilità territoriale e orientato, quindi, verso la riduzione dei rischi di inquinamento e del potere inquinante, la salvaguardia della salute e dello spazio pubblico come bene comune, il risparmio energetico.

Muoversi in modo sostenibile significa anche utilizzare tecnologie per strade e autostrade connesse (smart road) che garantiscano fluidità, efficienza e sicurezza negli spostamenti. E comprende il concetto di mobilità integrata: l’utente deve poter usufruire di vari mezzi di trasporto (servizi pubblici, in sharing, privati) senza soluzione di continuità, per completare il percorso quotidiano agevolmente e in modo conveniente. L’argomento non riguarda solo i grandi centri, ma l’insieme delle strutture e infrastrutture relative alla mobilità nel nostro Paese.

Obiettivo della mobilità sostenibile, secondo la definizione riportata nella strategia europea in materia di sviluppo sostenibile approvata nel 2006 dal Consiglio Europeo, è garantire che i sistemi di trasporto corrispondano ai bisogni economici, sociali e ambientali della società, minimizzandone contemporaneamente le ripercussioni negative sull’economia, la società e l’ambiente.

Mobilità sostenibile in Italia

In Italia il trasporto stradale contribuisce alle emissioni totali di gas serra per il 23% (di cui il 60% circa attribuibile alle autovetture), alle emissioni di ossidi di azoto per circa il 50% e alle emissioni di particolato per circa il 13% (Fonte: Ispra, 2017).

Per questi motivi è dalla fine degli anni Novanta che si discute di mobilità sostenibile. Ma solo dal 2017 è obbligatorio per le città sopra i 100mila abitanti adottare i Piani Urbani di Mobilità Sostenibile (Pums), introdotti con una legge del 2000.

In particolare il Pums è uno strumento di pianificazione strategica istituito dall’art. 22 della legge n. 340 del 24 novembre 2000, che, in un orizzonte temporale di medio-lungo periodo (10 anni), sviluppa una visione di sistema della mobilità urbana.

In sostanza un Pums deve proporre il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica attraverso la definizione di azioni orientate a migliorare l’efficacia e l’efficienza del sistema della mobilità e la sua integrazione con l’assetto e gli sviluppi urbanistici e territoriali.

Gli enti locali, per poter accedere ai finanziamenti statali di infrastrutture per nuovi interventi per il trasporto rapido di massa, devono definire i Pums applicando le linee guida adottate con il decreto. Con l’avvento delle piattaforme digitali e della sharing mobility, le azioni degli enti locali per una mobilità sostenibile possono essere ulteriormente sviluppate e incentivate.

Con il nuovo scenario creato dalla pandemia da Covid-19, la politica e la società sono tornate ad interrogarsi sull’urgenza di attuare misure efficaci per una mobilità sempre più sostenibile. Se infatti, da una parte, i lockdown del 2020– causando un sensibile calo dell’inquinamento atmosferico – hanno evidenziato l’importanza di un ambiente più a misura d’uomo, dall’altra le misure igieniche e di distanziamento sociale necessarie a contenere il contagio hanno avuto un forte impatto su vari settori del mondo della mobilità.

Si è assistito per esempio a un ritorno dell’auto di proprietà, fino a poco tempo prima data “in agonia”, alla frenata del car sharing, ma contemporaneamente a un’impennata della micromobilità nei grandi centri urbani. Penalizzato anche il bike-sharing, calato sia a causa dell’emergenza pandemia sia per la crescente concorrenza dei monopattini elettrici in condivisione.

L’emergenza pandemica è stata dichiarata dall’Oms ufficialmente finita il 5 maggio 2023, ma è rimasta e si è rafforzata l’aspirazione a una mobilità meno inquinante e più sostenibile.

Come attuare la mobilità sostenibile

Ci sono vari modi per mettere in pratica un modo di muoversi più sostenibile per il pianeta: prediligere la mobilità dolce e condivisa, ma anche scegliere con cura auto e moto, in modo che siano poco inquinanti. Vediamo le principali modalità, come riportato in questo vademecum di Regione Lombardia. Consigliato privilegiare l’uso della bicicletta e dei mezzi pubblici, specialmente per tragitti brevi e nei centri storici. E’ opportuno il ricorso a car sharing e bike sharing, anche in forme auto-organizzate, per ridurre il numero di veicoli in circolazione e aumentare il numero di passeggeri che utilizzano lo stesso mezzo. E’ preferibile usare i mezzi pubblici disponibili, rispetto all’auto privata e condividere l’auto con altri che fanno il tuo stesso percorso (car pooling).

Auto: seguire regole su velocità e controlli

Si deve mantenere una velocità moderata in autostrada a 110 km, perché questo riduce i consumi anche del 30%. In città occorre evitare frenate brusche e accelerazioni. All’accensione dell’auto, non premere l’acceleratore per “scaldare” il motore. In caso di coda o di sosta prolungata, spegnere il motore. Fare regolarmente il check up dell’auto e privilegiare le gomme energy saver, che riducono i consumi fino al 3% in città e fino al 5% su tragitti extraurbani.

Acquisto veicoli e motocicli: scegliere i meno inquinanti

Al momento dell’acquisto di un’auto nuova o usata, privilegiare i veicoli di classe Euro 6 (o comunque Euro 5), più recenti e quindi meno inquinanti. Per i veicoli commerciali meno recenti, in caso di impossibilità di sostituzione, installare filtri antiparticolato omologati che abbattono le emissioni di polveri sottili. Nell’acquisto di un motociclo o di un ciclomotore, nuovi o usati, privilegiare quelli con motore a quattro tempi (più performanti e meno inquinanti) rispetto a quelli a due tempi, e la classe  più recente disponibile sul mercato.

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